Sapevate che l’espressione “tagliamo la testa al toro”, conosciuta in tutta Italia, proviene dal Veneziano e risale ad un episodio accaduto 9 secoli fa? Ma andiamo con ordine. Benvenuti nel 4 ° e ultimo articolo della serie Carnevale 2021!
Oggi finalmente parliamo di come si festeggiava il carnevale a Venezia. Tra ricorrenze e tradizioni non mancavano le giostre e i giochi, i balli e le commedie, fiere e le esposizioni… e le sfilate!
Il liston, era infatti una passeggiata in cui le maschere, in gran pompa, esibivano i loro sfarzosi costumi. Dapprima questa sfilata avveniva in Campo Santo Stefano dove c’era un’apposita lista selciata (da cui liston) che attraversava la terra battuta per non sporcarsi le vesti (i campi allora non erano ancora stati pavimentati). Con l’aumentare della fama del Carnevale di Venezia, la sfilata si sposta naturalmente nel centro sociale della città: Piazza San Marco, dove dame, cavalieri e cicisbei amavano mostrarsi e farsi ammirare, sotto le Procuratie Vecchie (oggi si fanno fotografare!)
Tra le usanze la Festa delle Marie è senz’altro la più antica e rievoca un fatto accaduto nel lontano 943. Da allora un corteo di 400 figuranti sfila da San Pietro di castello a Piazza San marco il secondo sabato di Carnevale. Oggi le 12 fanciulle vengono selezionate con un concorso che si conclude con l’elezione della Maria dell’anno che ha l’onore di impersonare Caterina Cornaro, la regina di Cipro, in occasione della Regata Storica la prima domenica di Settembre.
Un’altra singolare rievocazione tutta veneziana viene celebrata il giovedì grasso e sta alla base del detto “tagliamo la testa al toro“, ovvero: chiudiamo qui la faccenda una volta per tutte. Nel 1162 il Patriarca di Aquileia, spalleggiato da 12 alleati e 12 prelati, tenta un’insurrezione subito sedata severamente dal Doge in carica e punita con un imbarazzante tributo di 12 maiali, 12 pani e un toro, da “versare” ogni anno ad imperitura memoria. Il pane andava ai carcerati, i maiali al Senato e il toro decapitato nel cortile di Palazzo Ducale, fatto a pezzi e distribuito alla popolazione. Oggi il processo ai congiurati è diventato uno spettacolo del giovedì grasso dove la testa viene tagliata ad un toro di carta pesta!
In tutta la città dal 1450 al 1600 sono le compagnie de calza ad organizzare le feste di carnevale. Si tratta di associazioni di giovani patrizi che indossavano calze secondo la moda del tempo, contraddistinte dai colori dei Sestieri di appartenenza. Verso la fine del 1500 il governo della Serenissima dovrà proibire le “compagnie de calza” nel frattempo divenute dissolute e aggressive manifestazioni dell’indolenza di annoiati rampolli dell’aristocrazia lagunare.
Questo è anche il periodo in qui il carnevale di Venezia attrae visitatori illustri da tutta Europa recando notevole giovamento ad un’economia che si sta avviando verso un inesorabile declino, data la concorrenza dei neonati mercati d’oltreoceano. Nei campi, come in Piazza San Marco, si montavano palchi mobili di legno (le machine) per i numerosi eventi, affinché gli ospiti di alto rango e le autorità di governo potessero ammirare gli spettacoli dalle balconate dei palazzi senza mescolarsi al popolino.
Giocolieri, saltimbanchi, acrobati, musicisti, danzatori…durante tutto il periodo si poteva assistere ad intrattenimenti sensazionali come:
• la Macchina dei Fuochi, con i mirabolanti effetti pirotecnici
• le Forze d’Ercole, dove i Castellani (abitanti dei sestieri di Castello, San Marco e
Dorsoduro) affrontavano i Nicolotti (abitanti di Santa Croce, San Polo e Cannaregio) con una grande prova di resistenza tra le due piramidi umane.
• Il ballo della moresca, una danza di guerra con spade ricurve che rappresentava lo scontro tra cristiani e mori.
• le corse dei tori (un po’ come a Pamplona) e la caccia all’orso; il pigliar l’oca e l’ ammazzar la gatta col capo raso (!!!!!)
• Lo “svolo del turco“, così chiamata l’impresa Cinquecentesca di un funambolo turco di raggiungere la cella del campanile di San Marco, da un’imbarcazione ancorata in Bacino, camminando su una fune con solo un bilanciere. In un secondo momento questa pericolosa pratica lascia il posto al “volo dell’angelo”, dove una persona munita d’ali e opportunamente imbragata, saliva e scendeva lungo il medesimo percorso portando però un messaggio di pace. Successivamente a “volare” fu una grande colomba in legno, che liberava coriandoli durante la discesa. Solo in questi ultimi anni si è tornati al volo dell’angelo, la seconda domenica di carnevale, quando un personaggio pubblico si cimenta in una spettacolare discesa in Piazza.
Inoltre per i Campi e lungo le Rive principali (vedi Riva degli Schiavoni), si ergevano dei casotti in legno per esporre animali esotici, intrattenere la folla con spettacoli strabilianti (vedi il Mondo Novo) o arringarla con ciarlatani venditori di ogni genere di prodotto o servizio (anche il cavadenti !) miracoloso.
E quando ormai si era troppo stanchi, infreddoliti e affamati ci si ritirava nei “ridotti”, ovvero quei luoghi dove continuare a fare baldoria nelle ore piccole (ridotte, appunto). Il più famoso è senz’altro il Ridotto di San Moisé, attivo fin dal 1638 per il gioco d’azzardo, i piaceri delle cortigiane, le feste e i divertimenti di vario genere. Aperto durante il Carnevale, che allora durava 4 mesi, il Ridotto si guadagnò una notorietà impareggiabile divenendo luogo frequentato da moltissimi viaggiatori attratti dalla mondanità e dall’ambiente cosmopolita del carnevale veneziano che offriva la più intensa e stravagante stagione teatrale d’Europa. Con grande gioia delle casse dello Stato Veneto. Vi si accedeva solo indossando la maschera dalla quale erano esenti i croupier (nobili decaduti chiamati barnabotti). Il gioco più famoso era lo sbaraglino che in Inghilterra prese il nome di “backgammon”.
Dissipazioni di capitali, frequentazione di mezzani e prostitute, collusioni tra usurai e nobili tenitori di banchi da gioco fecero gridare allo scandalo e fu così che il 27 novembre 1774, il Consiglio dei Dieci ne decretò la definitiva chiusura. Oggi sede di un prestigioso hotel, del più antico casinò del mondo si possono ancora ammirare le sale affrescate.
Chiudo questa serie di articoli sul Carnevale di Venezia invitandovi ad approfondire questo vastissimo argomento che si conclude il prossimo Martedì Grasso, a consultare il programma del Carnevale 2021 (ahimè, in un’edizione soprattutto digitale) e a contattarmi per vivere un’esperienza genuina e scoprire i segreti di una festa così singolare.
“Qui la moglie e là il marito
Ognuno va dove gli par
Ognun corre a qualche invito,
chi a giocar chi a ballar”.